Secondo l’ultimo studio pubblicato da World Tourism Organization si stima che entro il 2030 i viaggiatori nel mondo arriveranno a raggiungere i 2 miliardi. Il turismo di massa, ad oggi, è definito poco sostenibile ed è responsabile dell’8% delle emissioni di gas serra, tenendo in considerazione non solo i viaggi via aereo, automobile e nave, ma anche la costruzione e manutenzione degli hotel. Oltre che i cibi negli alberghi e lo shopping effettuato dai turisti.
Ormai evidente è quanto urge invertire la rotta. La pandemia ha accelerato un trend che già prima del lockdown aveva iniziato a farsi strada: quello del turismo sostenibile. Quest’ultimo è basato su un’azione congiunta tra le imprese del settore turismo e i viaggiatori, consapevoli dell’effetto dannoso per l’ambiente di molte azioni.
Cos’è l’indice di sostenibilità delle destinazioni
The Data Appeal Company ha ideato il Destination Sustainability Index, un indice creato per misurare l’impatto delle azioni intraprese da qualsiasi destinazione del mondo (città, regione o Paese) a favore della sostenibilità. Questo indice è in linea con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dai membri delle Nazioni Unite secondo l’Agenda 2030 e con i set di dati indicati del Sistema Europeo di Indicatori del Turismo (ETSI).
L’indice di sostenibilità è in grado di misurare alcuni aspetti fondamentali della sostenibilità turistica:
- Ambiente: inteso come la capacità delle imprese turistiche di abbracciare politiche volte al risparmio energetico, all’utilizzo di prodotti non inquinanti e al riciclo;
- Economia: intesa come la capacità delle aziende di ricondurre la produttività alla sostenibilità, di contribuire alla crescita dell’economia locale e delle imprese a conduzione e gestione locale. A questo aspetto si affianca la capacità da parte delle aziende di offrire salari equi e ruoli senza discriminazioni di genere, di età e di cultura o religione;
- Società: ovvero la valutazione dell’impatto del turismo sugli abitanti del luogo. Sia inteso come integrazione con le comunità locali, sia come sostegno alle imprese locali;
- Governance: cioè la gestione di politiche rivolte a promuovere la sostenibilità ambientale e culturale delle imprese e dei locali, e persino la promozione di iniziative per mantenere il turismo in un’area sostenibile.
I dati utilizzati dall’indice di sostenibilità
Per calcolare questo indice, il team di data analyst di Data Appeal analizza una moltitudine di dati, tra cui la qualità dell’aria, i livelli di CO2, il cambiamento climatico e l’uso del suolo. Oltre che la densità di popolazione, il benessere psico-fisico degli abitanti, la tipologia di spazi verdi urbani la qualità dei trasporti pubblici e tanto altro.
Tutto ciò è di grande utilità per capire lo stato dell’arte della destinazione, l’efficacia delle azioni intraprese e per progettare quelle future. Il Destination Sustainability Index può essere integrato direttamente in qualsiasi piattaforma di business intelligence esistente tramite Api. È anche disponibile sulla piattaforma di analisi territoriale Data Appeal Studio.
Una certificazione democratica
“Nel mondo del turismo – afferma il Fondatore di The Data Appeal Company – “esistono già decine di certificazioni green, sia a livello di singola azienda. Il problema è che l’80% di queste, compresa quella lanciata da booking.com, sono praticamente delle auto certificazioni, e solo alcune hanno processi di verifica de terze parti.”
Il nuovo “Destination Sustainability Index”, come assicurano i suoi creatori, invece ricorre a un sistema democratico. Gazie ai big data e all’intelligenza artificiale, infatti, garantisce una metodologia di analisi rigorosa.
Tra i Paesi maggiormente responsabili dell’inquinamento turistico al primo posto troviamo gli Stati Uniti. Successivamente, la Cina, la Germania e l’India. Ma anche la nostra ‘Bella Italia’, quinta destinazione turistica mondiale, non se la passa bene. Un punto a favore per il nostro Paese risulta invece essere la Valsugana, in Trentino. Eletta prima destinazione turistica sostenibile italiana.
Imboccare la strada del turismo sostenibile è quindi improcrastinabile e lo è, soprattutto, per i Paesi maggiormente responsabili.