L’oceano è in pericolo. Entro il 2050 ci sarà più plastica nei mari che pesci. Ogni anno produciamo 300 miliardi di grammi di rifiuti in plastica, di cui solo una minima frazione termina il suo ciclo di riciclaggio. La maggior parte di questa spazzatura finisce proprio nei mari e negli oceani dove attualmente minaccia 700 animali marini a rischio estinzione.
Nel frattempo, noi esseri umani continuiamo a distruggere e degradare la flora e la fauna del nostro pianeta. Pochi dimostrano di avere a cuore la preservazione della natura. Tra gli attivisti troviamo sicuramente l’organizzazione The Washed Ashore Project. Questa organizzazione si occupa di raccogliere i rifiuti dalle spiagge (principalmente dell’Oregon) ricreando bellissime sculture di animali marini.
“Usiamo l’arte per risvegliare i sensi delle persone e promuovere soluzioni al problema dell’inquinamento plastico” è questo il motto di Washed Ashore è un progetto ideato nel 2010 da Angela Haseltine Pozzi, un’artista americana, che per incoraggiare le persone a riciclare la plastica e ridurre il livello di inquinamento degli oceani ha deciso di trasformare i rifiuti marini in opere d’arte di grandi dimensioni.
Il progetto ecosostenibile e la “squadra di pulizia” degli animali marini
Attraverso queste opere, Angela e il suo team di artisti raccontano vite e specie marine in un’ottica ecosostenibile raffigurando pesci, pinguini, squali e orsi marini che lottano contro il loro più acerrimo nemico: la plastica.
Le sculture sono realizzate grazie al lavoro di “squadre di pulizia” e artisti. Le prime, costituite da volontari e persone del posto, puliscono le spiagge dai rifiuti di plastica raccogliendo resti di bottiglie, giocattoli, scarpe e altri rifiuti. Successivamente, lavano la plastica e la separano in base alla tipologia e al colore. Infine, la consegnano agli artisti che lavorano il materiale raccolto e creano la struttura, assemblando il tutto su una rete metallica.
Un pinguino gigante, ad esempio, è stato realizzato quasi interamente con infradito nere. Si tratta di uno dei rifiuti più facilmente individuabili nelle sculture e sono stati usati per le piume di pinguino e d’aquila, e la pelle coriacea delle pinne delle tartarughe marine.
L’impatto del progetto
In questi anni il team di Angela ha realizzato più di 80 sculture utilizzando 27 tonnellate di plastica. Attraverso mostre ed eventi in giro per gli Stati Uniti, la Washed Ashore mostra che si può salvaguardare la bellezza dei mari creando altra bellezza. “Attraverso il nostro programma – commenta l’artista – stiamo educando e motivando le persone a cambiare il nostro mondo. Possiamo fare un cambiamento per il nostro pianeta solo se lo facciamo insieme.”
L’appello è rivolto anche alle aziende, nella speranza che possano ridurre il volume degli imballaggi di plastica e il quantitativo di materiali non riciclabili che ancora vengono utilizzati per confezionare prodotti alimentari e non.
L‘Artula Institute for Arts & Environmental Education, per la prima volta, ha abilitato e supportato Washed Ashore, con un programma di residenza per artisti sull’Oceano Pacifico a Brandon, nell’Oregon. Da allora l’istituto ha sostenuto ripetutamente gli sforzi di Washed Ashore per portare le loro sculture in viaggio.
Al momento le mostre itineranti sono visitabili al National Mall e allo Smithsonian National Museum of American History.