L’industria alimentare genera una notevole quantità di scarti, spesso considerati come rifiuti inutili. Tuttavia, recenti studi dimostrano che questi sottoprodotti possono essere reintegrati nei processi produttivi, arricchendo altri alimenti di componenti nutrizionali essenziali. In particolare, una ricerca condotta da ENEA in collaborazione con l’Università della Tuscia ha esaminato le potenzialità nutrizionali dei residui della lavorazione del pomodoro, dimostrando che anche ciò che viene scartato può rientrare nel nostro piatto sotto nuove forme.
Lo studio di ENEA e dell’Università della Tuscia: ricchezze nascoste negli scarti del pomodoro
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Food Chemistry, i sottoprodotti del pomodoro, come bucce e semi, sono ricchi di molecole bioattive benefiche. Le varietà esaminate, tra cui il San Marzano, il Sun Black e la Colorless fruit epidermis, hanno mostrato concentrazioni significative di antiossidanti come flavonoidi e antociani. Questi composti sono noti per il loro ruolo nella prevenzione di malattie e nel rallentamento del processo di invecchiamento. La varietà Sun Black, in particolare, ha evidenziato la presenza di una maggiore quantità di composti benefici, rendendola particolarmente promettente come ingrediente per nuovi prodotti alimentari arricchiti.
Benefici nutrizionali e nuove applicazioni
I risultati dello studio indicano che le sanse, che rappresentano circa il 20% del peso del pomodoro, possono essere trasformate in polveri alimentari ad alto valore nutrizionale. “Le polveri di pomodoro da noi ottenute mostrano proprietà che potrebbero migliorare il profilo nutrizionale di molti alimenti, come pasta, pane e biscotti”, afferma Lara Costantini, coordinatrice del progetto. Oltre ai vantaggi nutrizionali, la ricerca prosegue con test clinici per analizzare gli effetti di questi estratti nella dieta quotidiana.
Biopesticidi naturali dagli scarti alimentari
Oltre all’aspetto alimentare, lo studio ha esplorato l’uso degli estratti di pomodoro per combattere patogeni agricoli. In particolare, i fenoli presenti nelle sanse hanno dimostrato proprietà antimicrobiche e antimicotiche, aprendo la strada all’uso di biopesticidi naturali. Questi composti potrebbero rappresentare un’alternativa più sostenibile ai pesticidi chimici tradizionali, contribuendo alla lotta contro patogeni come il batterio Pseudomonas syringae e il fungo Fusarium graminearum, secondo Maria Sulli di ENEA.
L’integrazione dei sottoprodotti alimentari nei processi produttivi offre una doppia opportunità: da un lato ridurre gli sprechi e dall’altro migliorare la qualità nutrizionale degli alimenti. Il progetto di ENEA e Università della Tuscia non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale, ma apre anche nuove prospettive per lo sviluppo di alimenti funzionali e la protezione delle colture agricole attraverso soluzioni naturali.