L’industria del fashion, per come è organizzata oggi, non è certo amica dell’ambiente. Ma ci può essere un altro modo per produrre dei capi d’abbigliamento di qualità e che siano allo stesso modo sostenibili: lo sanno bene i grandi marchi della moda ecosostenibile, da Patagonia a Stella McCarney, solo per citarne due. Tutto parte, ovviamente, dall’utilizzo di tessuti ecosostenibili, che quindi possono essere prodotti, coltivati o lavorati con un impatto ambientale ridotto. Oggi abbiamo deciso di stilare una lista di 15 tessuti per la moda ecosostenibile tra i quali scegliere.
Moda ecosostenibile
Il concetto di moda green ed eco-friendly è sempre più centrale. Ma da dove si deve partire per capire se un certo capo d’abbigliamento si può effettivamente definire come sostenibile a livello ambientale? Il primo elemento da prendere in considerazione è ovviamente il tessuto, ovvero il materiale con cui quel prodotto è stato realizzato. Come viene prodotta o coltivata quella materia prima? Quali trattamenti sono stati necessari per portarla sul mercato? Come potrà essere smaltita o recuperata quella materia? Risulta quindi fondamentale capire cosa sono i tessuti ecosostenibili.
Prima di elencare le varie materie prime, però, vale la pena sottolineare che anche il tessuto più naturale, se trattato con delle sostanze tossiche, perde immediatamente la sua sostenibilità. Potremmo quindi dire anche che ogni tessuto naturale e vegetale è potenzialmente sostenibile. Si pensi al cotone: se prodotto senza l’uso di pesticidi, può essere assolutamente un tessuto eco-friendly.
15 tessuti per la moda ecosostenibile
- Lino: il lino viene prodotto dall’omonima pianta, che per crescere richiede pochissime risorse. Meglio ancora, ovviamente, se si tratta di lino da agricoltura biologica. Va sottolineato inoltre che il lino cresce anche in terreni scarsamente fertili, e che può assorbire molta anidride carbonica.
- Juta: altro tessuto di origine vegetale e la juta, materiale povero ma decisamente sostenibile. materiale tessile arriva dal fusto della pianta, che può raggiungere i 4 metri e assorbire tantissima CO2.
- Cotone organico: il cotone può essere coltivato in modo biologico, senza l’uso di pesticidi o di sostanze chimiche.
- Cotone riciclato: indubbiamente, vista anche la mole di “vecchi” indumenti in cotone, il cotone riciclato è tra i tessuti più importanti per la moda ecosostenibile.
- Canapa biologica: della famiglia della cannabis ma senza nessuna capacità psicogena. Richiede meno acqua del cotone, non necessita di pesticidi, non impoverisce il suolo.
- Bambù: è tra le piante con una crescita più veloce. Consuma poca acqua e il raccolto si fa senza uccidere la pianta. Per poter parlare davvero di moda ecosostenibile, è rivolgersi solamente a delle coltivazioni certificate.
- Lyocell: parliamo in questo caso di un tessuto sintetico, inventato di recente. Deriva dalla lavorazione della pasta di legno dell’eucalipto. Ottimo, grazie alle sue proprietà traspiranti e antibatteriche, per la produzione di capi per lo sport.
- Econyl: con questo tessuto parliamo di una realtà italiana, la Aquafil, che realizza filati di nylon a partire dalla raccolta e dalla lavorazione di rifiuti sintetici di varia natura, dalle reti dia pesca fino alla plastica riciclata, per arrivare a varie tipologie di materiale di scarto.
- Reshi: il brevetto di questo materiale ha paternità californiana. Qui tutto parte dal micelio, e quindi dai funghi, per produrre un materiale per la moda ecosostenibile che si propone come sostituto vegetale alla pelle.
- Piñatex: ecco un’altra tipologia di pelle vegana sostenibile. Il Piñatex deriva dai sottoprodotti della raccolta dell’ananas.
- Fiori di loto: a partire dai fiori di loto è possibile realizzare dei tessuti naturalmente impermeabili.
Quali sono i tessuti non eco-friendly
Purtroppo è lunga anche la lista dei tessuti non ecosostenibili presenti sul mercato. Si parla anche di tessuti potenzialmente eco-friendly ma che non sono stati prodotti come tale, come ad esempio il cotone proveniente da colture che usano enormi quantità di pesticidi. E ci sono poi i materiali come l’acrilico, il poliestere, il nylon, il lycra. Quest’ultimo gruppo è costituito da tessuti poco o per nulla biodegradabili, legati per altro alla dispersione di sostanze chimiche nocive.
Va peraltro detto che, da un certo punto di vista, anche i tessuto non naturali e non originariamente sostenibili possono diventare tali una volta fatti reciclare. Si pensi a degli indumenti o a delle scarpe realizzati con del nylon proveniente da delle reti da pesca.