Legambiente ha stilato una classifica dei capoluoghi, dal più al meno sostenibile sulla base di determinati fattori.
Nel 2020, caratterizzato dall’emergenza pandemica, i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali. Le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le stesse e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche importante eccezione e best practice.
Il rapporto Ecosistema Urbano 2021
È il quadro che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE. Il report prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia per stilare una classifica delle performance ambientali delle città.
I risultati? A fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione.
Capoluoghi in classifica in base alle “Best practices”
Soltanto Trento supera l’80 percento (84,71%), confermandosi in testa alla classifica generale con un miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di NO2e PM10, un aumento della raccolta differenziata e delle infrastrutture ciclabili.
Al secondo posto troviamo Reggio Emilia (77,89%) che aumenta lo spazio dedicato ai pedoni e alla ciclabilità.
Il terzo gradino più del podio è occupato da Mantova (75,14%) che migliora le performance sulla qualità dell’aria, diminuisce le perdite della rete idrica e aumenta la differenziata.
Chiudono la top five Cosenza (quarta con il 74,21%) che diminuisce le perdite della rete idrica e i consumi domestici d’acqua e Pordenone (quinta con il 73,30%) che migliora nelle perdite della rete idrica (seconda città più virtuosa nel contenerle), diminuisce la produzione di rifiuti e cresce nella raccolta differenziata.
Capoluoghi “fanalini di coda”
Fanalini di coda Brindisi (30,03%), Catania (29,38%)e Palermo (26,60%), gli ultimi capoluoghi in classifica. Saltano agli occhi, in particolare, lo zero assoluto guadagnato da Brindisi nell’uso efficiente di suolo e l’ultimo posto nella raccolta differenziata occupato da Catania, che però è anche la città più virtuosa per consumi idrici. Ultima Palermo che aumenta la produzione di rifiuti pro capite e il numero di auto circolanti, ma in positivo registra un incremento dei passeggeri del servizio di tpl, in controtendenza rispetto alla media delle altre città.
Performance per settore
Il trasporto pubblico
Complice la pandemia, crolla un po’ ovunque l’utilizzo del trasporto pubblico con un calo del 48%. Fanno eccezione le grandi città turistiche di Milano, che rimane stabile al primo posto con 467 viaggi per abitante, seguita da Venezia, Roma, Genova. Tra i Comuni di medie dimensioni, Trieste, Cagliari, Parma, Brescia, Udine e Trento superano i 100 viaggi. Ben 17 le città di medie dimensioni che non raggiungono la soglia dei 10 viaggi.
La rete idrica
Nota dolente le perdite della rete idrica che restano stabili: il 36,1% dell’acqua potabile non arriva ai rubinetti. In 19 città si disperde la metà o più dell’acqua immessa nelle condutture. Solo cinque capoluoghi contengono le perdite entro il 15%: Macerata, Mantova, Milano, Pordenone, Trento. In tutti cresce, in parallelo, il valore medio dei consumi idrici domestici: 153,2 litri al giorno pro capite, un +3% rispetto al 2019.
La raccolta differenziata
In positivo, invece, nel settore rifiuti si conferma la crescita a livello nazionale della raccolta differenziata (il 59,3%, un punto percentuale in più rispetto al 2019). Al contempo cala la produzione di rifiuti, con una media che si ferma a 514 kg pro-capite (erano 530 nel 2019). Nel 2020 tra le città permangono differenze considerevoli nella disponibilità di alberi pro capite. Crescono quelle con una dotazione superiore a 20 alberi/100 abitanti, con le 7 migliori che superano i 40: Brescia, Cuneo, Modena, Reggio Emilia, Trieste e Vibo Valentia. Benevento e Potenza i capoluoghi ultimi in classficai, con meno di 5 alberi/100 ab. In aumento il valore medio di alberi in area urbana che passa dai 21,7 ai 24,13 alberi/100 per abitanti.
La qualità dell’aria
Per quanto riguarda le concentrazioni di polveri sottili (PM10) in atmosfera, anche nel 2020 il valore limite per la protezione della salute umana fissato dalla direttiva comunitaria viene rispettata in tutte le città. La situazione peggiora se si guarda invece alla media giornaliera da non superare secondo i limiti di legge.
Le energie rinnovabili
Padova, Oristano, Pesaro e Verona sono i capoluoghi più sostenibili, dove si registra la maggiore diffusione di solare termico e fotovoltaico installato nelle strutture pubbliche, con valori compresi tra i 26 e i 31 kW per 1000 abitanti. Ben 23 i capoluoghi dove ancora non si raggiunge 1 kW/1000 abitanti, otto le città ferme a zero. Il valore medio nazionale, in lieve calo, si attesta sui 4,77 kW/1.00 ab.
Il suolo
In oltre la metà dei capoluoghi considerati peggiora l’indice dell’uso efficiente di suolo, a fronte di un calo più o meno marcato del numero di abitanti: il calo demografico è generalmente associato a una crescente perdita di funzioni dell’infrastruttura residenziale storica a fronte di nuove espansioni.
In generale, Milano si classifica la prima sul podio per quanto riguarda lo sviluppo delle politiche urbane.