Uno studio recente dell’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA), pubblicato su ScienceDirect, ha rivelato una realtà sconcertante: l’inquinamento indoor può essere significativamente superiore a quello presente in strada. Questo fenomeno assume rilevanza perché le persone trascorrono circa il 90% del loro tempo in ambienti chiusi, esponendosi così a rischi maggiori.
I dati dello studio ENEA: inquinamento elevato nei luoghi chiusi
Lo studio ENEA ha utilizzato metodi di monitoraggio attivo e passivo per rilevare i livelli di inquinanti nell’aria. I risultati sono allarmanti: le concentrazioni di inquinanti nei luoghi chiusi possono essere dalle due alle cinque volte superiori rispetto all’esterno, con picchi eccezionali che superano di cento volte i livelli riscontrati all’aperto. Questa scoperta mette in evidenza come l’aria degli spazi interni possa essere ben lontana dall’essere “sicura.”
PM10 e PM2.5: cosa sono e come influenzano la salute
Due delle principali particelle responsabili dell’inquinamento indoor sono PM10 e PM2.5:
- PM10: particelle con un diametro inferiore a 10 micrometri, che possono essere inalate e raggiungere le vie respiratorie superiori, come naso e gola.
- PM2.5: particelle ancora più fini, con un diametro inferiore a 2.5 micrometri. A causa delle loro dimensioni ridotte, queste particelle riescono a penetrare profondamente nei polmoni e, in alcuni casi, entrare nel flusso sanguigno.
L’esposizione a PM10 e PM2.5 è associata a problemi respiratori e cardiovascolari, oltre a poter aggravare condizioni come asma e bronchite.
Origini delle particelle PM10 e PM2.5 in casa
All’interno di casa, queste particelle possono essere generate da diverse fonti comuni:
- Cucina: la combustione di gas per la cottura produce PM2.5, soprattutto in ambienti poco ventilati.
- Pulizia e prodotti chimici: alcuni detergenti rilasciano composti che possono formare particelle in sospensione.
- Candele e incensi: la combustione di questi prodotti emette PM10 e PM2.5, oltre ad altri inquinanti.
- Fumo di sigaretta: principale fonte di particelle fini in molte abitazioni, con un impatto significativo sulla qualità dell’aria.
- Riscaldamento: soprattutto per stufe a legna e caminetti, che generano polveri sottili.
I pericoli dell’inquinamento indoor non sono solo teorici: l’esposizione costante a sostanze come il PM10 e il PM2.5 in spazi chiusi ha effetti concreti sulla salute. Si stima che, a livello globale, l’inquinamento indoor abbia contribuito a 3,2 milioni di morti nel 2020, una cifra comparabile ai decessi causati dall’inquinamento atmosferico esterno, come riportato da uno studio su Nature.
La mancanza di regolamentazioni specifiche
Nonostante la gravità della situazione, ad oggi non esistono standard obbligatori a tutela della qualità dell’aria indoor. La presenza di sostanze nocive dipende in gran parte dai materiali e dai prodotti utilizzati negli ambienti chiusi, lasciando al singolo la responsabilità di gestire questo rischio.
Prevenire e ridurre l’inquinamento indoor: le soluzioni
Per mitigare l’inquinamento indoor, è fondamentale adottare misure preventive e correttive, come:
- Migliorare la ventilazione negli spazi chiusi.
- Optare per materiali da costruzione a basse emissioni.
- Limitare l’uso di prodotti chimici dannosi.
Sebbene la soluzione non sia semplice, adottare queste misure può rappresentare un primo passo per rendere più sicuri i nostri ambienti di vita quotidiana.