La ripresa del monouso dopo lo stop forzato
Dopo il periodo del lockdown è tornato a manifestarsi il problema degli oggetti monouso; le iniziali restrizioni sociali hanno messo in pausa l’organizzazione di feste, cene, buffet ed altro determinando, così, la diminuzione dell’impiego di oggetti usa e getta in plastica. Con il graduale ritorno alla normalità tutti questi elementi sono tornati ad essere utilizzati, in quantità sempre maggiore proprio perché non soggetti a sanificazione e riutilizzo.
Per quanto riguarda la regolamentazione dell’uso della plastica e, in particolare quello delle stoviglie, diverse sono le iniziative, a livello locale, nazionale ed europeo, che cercano di regolamentarne l’uso; tra questi di fondamentale importanza è la normativa SUP che si pone come obiettivo quello di mettere al bando la plastica usa e getta entro il 2021, anche se tra questi oggetti non vengono presi in considerazione i bicchieri di plastica.
Ma cosa possiamo usare al posto dei tradizionali monouso in plastica?
Secondo alcuni dati l’Italia è tra i primi produttori di stoviglie, tuttavia molte sono le aziende che, negli ultimi anni, si sono concentrare nella creazione di prodotti composti da materiali più sostenibili.
Le stoviglie compostabili o biodegradabili sono alcuni esempi di alternative che ultimamente si possono trovare in commercio per rimpiazzare i tradizionali monouso; questi rispettano l’ambiente e, allo stesso tempo, garantiscono tutte le comodità dei classici oggetti di plastica.
Ma la plastica delle stoviglie non è riciclabile? Certo che si, ma il loro smaltimento comporta un gran consumo di energia, per il trasporto e la lavorazione, e una grande produzione di CO2; oltre a ciò, bisogna tener presenti anche tutti quei monouso che vengono dispersi nell’ambiente e che impiegano trai 100 e i 1000 anni per degradarsi!
Che differenza c’è tra biodegradabile e compostabile?
Un oggetto può essere reputato biodegradabile se si decompone al 90% in sei mesi; i prodotti compostabili, invece, possono disintegrarsi in 3 mesi ed essere riutilizzati come fertilizzanti; questi ultimi generalmente sono composti da materie prime come, per esempio polpa di cellulosa, foglie di palma o mais pressato.
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