È di nuovo Greenpeace, tra i tanti, a riportare a portare a galla il fatto e ad accusare di greenwashing banche e gestori patrimoniali in relazione agli investimenti finanziari.
Il test che accusa gli investimenti finanziari
Partiamo da questa primavera, quando sono stati realizzati test sugli investimenti sostenibili con l’aiuto di 33 attivisti. Gli attivisti hanno finto di essere investitori interessati e hanno accettato di chiedere consiglio all’istituto finanziario di loro scelta. La campagna si è svolta nel contesto di uno studio di Greenpeace Svizzera e Greenpeace Lussemburgo, che ha recentemente dimostrato che i fondi d’investimento sostenibili non sono ancora realmente indirizzati verso un’economia sostenibile. Tra gli “accusati”: Banca Alternativa Svizzera, Banca Avera, Banca BSU, Banca Cler e Credit Suisse.
Greenpeace afferma che, in alcuni casi, non erano nemmeno a conoscenza dell’accordo sul clima di Parigi, sebbene si rivolga esplicitamente al settore finanziario. Difatti, l’accordo sul clima di Parigi è stato firmato da tutti i membri dell’UE e i paesi dell’UE hanno convenuto di avviare l’UE sulla strada che la porterà a diventare la prima economia e società a impatto climatico zero entro il 2050.
I consigli sbagliati dei consulenti
Data la situazione, non sorprende che i tester abbiano scelto di investire denaro in base alle proprie preferenze di sostenibilità, nonostante i consigli delle banche.
Non possono essere considerati adatti, però, neanche i cosiddetti prodotti d’investimento rispettosi del clima suggeriti dalle banche ai tester. Lo dimostra un’analisi approfondita dei dieci prodotti, sulla base dei documenti distribuiti e le informazioni liberamente accessibili sui siti web delle istituzioni finanziarie. Nessuno dei prodotti d’investimento raccomandati definisce effettivamente il rispetto degli obiettivi climatici di Parigi come punto di riferimento. La compatibilità climatica implica la compatibilità con l’Accordo sul clima di Parigi. Quindi i prodotti raccomandati come ecologici devono essere compatibili con Parigi. In caso contrario, le istituzioni finanziarie operano il greenwashing».
I prodotti finanziari rispettosi del clima offerti sono solo marginalmente più rispettosi del clima rispetto agli investimenti convenzionali. Il rischio è quindi alto che questi fondi investano anche in società dannose per il clima. Inoltre, alcune pubblicità di prodotti dovrebbero essere descritte come fuorvianti, in quanto promettono un impatto climatico che non possono avere efficacemente.
Un’economia più rispettosa
Attualmente, le istituzioni finanziarie non contribuiscono quasi mai a rendere l’economia reale rispettosa del clima. Alle banche spetta il compito di formare i propri consulenti in modo che possano parlare ai propri clienti della sostenibilità dei loro investimenti e garantire che sempre più denaro confluisca in un’economia compatibile con Parigi.
Oltre ad aver accusato di greenwashing gli investimenti finanziari di alcune banche, Greenpeace chiede inoltre al Consiglio federale e al Parlamento di definire requisiti minimi per i cosiddetti investimenti di capitale sostenibili: i fondi d’investimento designati come sostenibili devono essere investiti in attività economiche il cui percorso di riduzione delle emissioni sia compatibile con gli obiettivi climatici di Parigi e un riscaldamento globale massimo di 1,5 gradi.