Scopriamo insieme la Green Machine che separa poliestere e cotone dai filati misti
La produzione di abiti e accessori ha un impatto enorme sulla salute del pianeta e contribuisce all’inquinamento e all’utilizzo di risorse rinnovabili e non. E uno dei grandi problemi del settore moda è sicuramente la difficoltà incontrata nel riciclare gli abiti giunti a fine vita. Per questo motivo H&M Foundation e Hong Kong Research Institute of Textiles and Apparel, hanno dato vita al progetto Green Machine.
Si tratta di un macchinario industriale in grado di separare il poliestere dal cotone da tutti quei tessuti misti che contengono i due materiali. Infatti milioni di tonnellate di abiti ogni anno vengono buttati senza poter essere smaltiti proprio a causa della composizione da fibre miste, oggi largamente utilizzate
Così l’azienda svedese sta cercando di creare un cambiamento, verso una strada green, nel settore tessile.
Come funziona la Green Machine
La notizia è ben altro che trascurabile, infatti ormai sappiamo quanto la produzione di abiti abbia un grande impatto sulla salute del nostro pianeta, contribuendo al suo inquinamento e all’utilizzo di risorse rinnovabili o non.
Per questo l’importanza di macchinari come Green Machine sta esattamente nella possibilità di aprire nuove strade per vivere in modo sostenibile la moda.
La ricerca, iniziata nel 2016, ha dato i primi frutti in un solo anno. Infatti un gruppo di ricercatori giapponesi coinvolti, ha scoperto in poco tempo un metodo pulito per separare i due materiali interessati, cosiddetti poly-cotton blend. Attraverso il semplice utilizzo di calore, acqua, pressione e un agente chimico biodegradabile (acido citrico al 5%), sono riusciti a separare una fibra lunga e di buona qualità di poliestere e della polvere di cellulosa.
Un grande traguardo, soprattutto perché la Green Machine non genera scarti secondari, riuscendo così a riutilizzare acqua, calore e agenti chimici per ripetere quel processo chiamato closed loop.
Come prosegue il progetto
In questi ultimi tre anni, H&M Foundation e HKRITA hanno proseguito su questa strada, preoccupandosi principalmente dell’ottimizzazione della macchina per l’industrializzazione su larga scala. Infatti un fornitore asiatico del gruppo ha già inserito nel proprio stabilimento una Machine che potrà riciclare due tonnellate di fibra mista al giorno.
Inoltre da non perdere la presentazione della prima collezione di capi creati con materiali riciclati dalla Green Machine sotto il marchio Monki, il quale ha come target i ragazzi della Gen Z, attenti alle tematiche ambientali.
La Green Machine ha finalmente risolto il problema?
Ovviamente no, la strada è ancora molto lunga, ma stiamo sicuramente andando nella giusta direzione per una moda sostenibile al 100%.
Purtroppo il macchinario riesce a riconoscere e separare solo poliestere e cotone, pertanto materiali come elastene, viscosa, poliammide, non vengono riconosciuti rendendo impossibile il riciclo.
Però la macchina ideata e realizzata in questo progetto ambizioso, è in grado di far vedere il mondo della moda sostenibile con più chiarezza. Per questo bisogna continuare a investire in ricerca, formazione e cultura. Soprattutto nel caso delle aziende di fast fashion, come anche H&M, bisogna riconsiderare l’intero modello produttivo, affrontando il problema dei volumi di beni prodotti e di beni effettivamente consumati.
Ad ogni modo la Green Machine si inserisce nei tentativi del gruppo H&M di avvicinarsi sempre più ad una moda green, cercando di fare la stessa cosa con altri brand, per portarli fuori da una crisi sempre più evidente.
Per saperne di più, visita il link:
https://hmfoundation.com/project/recycling-the-green-machine/
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