Ecocarburanti dalla plastica riciclata, l’idea di un team di Washington.
Riciclare la plastica e trasformarla in ecocarburanti o altre sostanze utili. A farlo è stato un team di ricercatori americani che ora vuole commercializzare l’idea. Un sistema che aiuterebbe a risolvere, almeno in parte, il problema dell’inquinamento da plastica trasformandola in combustibile e lubrificanti.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, ogni anno 300 milioni di tonnellate di plastica finiscono nelle discariche o, peggio, in natura. Per risolvere questo problema definitivamente la soluzione sembra essere quella di ridurne drasticamente l’utilizzo. Ma è anche vero che la sua versatilità e il bassissimo costo di produzione rendono questa strada, di fatto, poco seguita.
Così, mentre i ricercatori di tutto il mondo lavorano da anni alla messa a punto di un materiale che sia paragonabile alla plastica dal punto di vista industriale, economico ed ecosostenibile, altri scienziati pensano a come riutilizzare le montagne di rifiuti sintetici che produciamo ogni giorno.
Combustibile plastico
Hongfei Lin e i suoi colleghi della Washington State University hanno recentemente sviluppato un innovativo processo. Questo consente di trasformare la plastica in ecocarburanti per aerei. Infatti i ricercatori hanno sfruttato un procedimento noto da tempo, la pirolisi, che prevede il riscaldamento della plastica ad alta temperatura, tra i 300 e i 900 °C, in un ambiente privo di ossigeno.
In queste condizioni la plastica si scinde in varie sostanze. Inoltre con l’aggiunta di opportune sostanze chimiche è possibile ottenere nuovi prodotti, come carburanti, lubrificanti e gas combustibili.
Il processo seguito
Gli scienziati si sono concentrati sul polietilene, una delle materie plastiche più diffuse al mondo, e hanno provato a trattarla. In primo luogo attraverso la pirolisi, con vari solventi. Fino a scoprire che l’n-esano, un altro derivato del petrolio, è quello che offre i rendimenti più alti alla fine della reazione.
Se invece si vogliono ottenere lubrificanti di alta qualità è meglio arricchire il processo con un solvente diverso, il metilcicloesano. I ricercatori hanno quindi riscaldato la plastica per un’ora a 220 °C e hanno poi iniettato nella reazione dell’idrogeno. Il 90% del polietilene si è convertito in combustibile aeronautico e lubrificante, mentre il restante 10% si è trasformato in metano.
Quindi, cambiando i solventi e gli additivi chimici il processo può essere applicato a diversi tipi di plastica, per esempio al poliestere. E dal punto di vista energetico questa pirolisi modificata non sembra essere particolarmente costosa. I vertici dell’Università di Washington credono tanto nel progetto, per questo sono al lavoro per brevettarlo e avviare un trial commerciale così da verificarne l’effettiva sostenibilità economica.
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New technology converts waste plastics to jet fuel in an hour
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