Cosa prevede la nuova tassonomia Eu sull’economia circolare?

Si è conclusa il 3 maggio la fase di consultazione sulla proposta della Commissione europea in merito alla tassonomia, che intende in questo modo ampliare le tutele ambientali che i nuovi finanziamenti dovranno osservare. I nuovi obiettivi da raggiungere sono:
  • uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine
  • transizione verso un’economia circolare
  • prevenzione e riduzione dell’inquinamento
  • protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi

I criteri tecnici sull’economia circolare e sulla tassonomia

Abbiamo già discusso dei nuovi e ambiziosi obiettivi ambientali. Ma chi sarà responsabile di raggiungere concretamente tali obiettivi? E come verranno raggiunti? Qual è la tassonomia?

Il recente atto delegato proposto dalla Commissione europea, che è stato in fase di osservazione fino a ieri, stabilisce i “criteri tecnici di valutazione” che determineranno quali attività economiche nei settori dell’industria manifatturiera, dell’approvvigionamento idrico, delle reti fognarie, della gestione e bonifica dei rifiuti, dell’edilizia, dell’ingegneria civile, della gestione del rischio di catastrofi, dell’informazione e della comunicazione, della protezione ambientale e delle attività di restauro e sistemazione potranno contribuire in modo significativo alla transizione verso un’economia circolare.

In particolare, l’allegato 2 stabilisce le “condizioni mediante le quali un’attività economica può apportare un contributo sostanziale alla transizione verso un’economia circolare e per determinare se tale attività economica non provochi danni significativi ad altri obiettivi ambientali”. È importante ricordare che il principio DNSH (Do Not Significant Harm), introdotto nel 2021, sebbene non sia vincolante ma valutativo (spetterà infatti ai singoli Paesi valutare se si verifichi un danno ambientale), potrà orientare in modo significativo i finanziamenti verso determinate filiere o settori.

tassonomia

Un esempio di “danno non significativo” per una reale economia circolare

Prendiamo ad esempio la “fabbricazione di articoli da imballaggio in plastica”. Per questa categoria, è necessario soddisfare almeno uno dei seguenti criteri:

  • Design per il riutilizzo: il prodotto di imballaggio è progettato per essere riutilizzabile all’interno di un sistema di riutilizzo, che può essere a circuito chiuso o aperto.
  • Utilizzo di materie prime circolari: almeno il 65% del peso del prodotto di imballaggio è costituito da materiale post-consumo riciclato meccanicamente. Il tutto con una percentuale minima del 50% per imballaggi sensibili al contatto.
  • Utilizzo di materie prime da rifiuti organici: almeno il 65% del peso del prodotto di imballaggio è costituito da materie prime provenienti da rifiuti organici sostenibili.

L’allegato fornisce ulteriori elementi specifici per ciascuna di queste definizioni. Inoltre, l’imballaggio deve essere riciclabile, preferibilmente composto da un solo materiale, e deve consentire la separazione dei componenti non riciclabili manualmente da parte dei consumatori o tramite processi di selezione e riciclaggio esistenti. L’uso di materiali compostabili è considerato sostenibile solo per applicazioni specifiche, come sacchetti di plastica molto leggeri, bustine di tè, cialde per caffè ed etichette adesive attaccate a frutta e verdura.

Inoltre, la conformità al principio DNSH potrebbe rappresentare una sfida per le industrie. La proposta della Commissione elenca una serie di parametri precisi da rispettare per ciascuno dei sei aspetti. Tra questi abbiamo la mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e protezione delle acque e dei mari. Ma anche: prevenzione e controllo dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Ad esempio, per la mitigazione delle emissioni di gas serra nella produzione di plastica da materie prime riciclate, le emissioni del ciclo di vita devono essere inferiori a quelle di una plastica equivalente prodotta da materie prime fossili.

In conclusione, la nuova tassonomia potrebbe diventare motivo di conflitto tra il governo italiano e le istituzioni europee. A giugno, i nuovi criteri definiti dalla Commissione europea potrebbero diventare realtà, e sarà interessante vedere come si svilupperanno le dinamiche tra le parti coinvolte.

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