Le parole sono importanti, anche quando si tratta di ambiente. “Biodegradabile” e “compostabile”, ad esempio, non sono sinonimi, anche se spesso i loro significati vengono scambiati o considerati uguali. Scopriamo insieme quali sono le differenze e come diventare davvero sostenibili sfruttando bene il compostabile!
Un materiale compostabile è anche biodegradabile, ma un materiale biodegradabile non è necessariamente compostabile né ecosostenibile. Il materiale biodegradabile si decompone fino al 90%, servono circa sei mesi e determinate condizioni ambientali. Diversamente, invece, quello compostabile si degrada per intero e in soli tre mesi. Inoltre, dopo il trattamento in impianto industriale può essere riciclato come fertilizzante naturale.
“Biodegradabile” non può essere uno slogan
Spesso siamo portati a credere che tutto quello che è biodegradabile si possa decomporre senza conseguenze particolari. In realtà non è proprio così. Spesso, alcuni prodotti devono essere sottoposti a processi di smaltimento industriale che producono emissioni e la maggior parte di essi non si degradano facilmente. Ecco perché la scritta “biodegradabile” deve essere accompagnata da informazioni sul corretto smaltimento. Ad esempio, alcuni prodotti biodegradabili per animali, possono essere buttati nell’umido e, in alcuni casi, anche nel wc. Diverso è per le stoviglie monouso, spesso non presentano certificazioni o istruzioni sullo smaltimento.
Altroconsumo lancia l’allarme sullo slogan “biodegradabile”: il monitoraggio del mercato dimostra che i consumatori sono disorientati. Per questo motivo, in Italia, da Gennaio sarà obbligatorio riportare sugli imballaggi un’etichettatura ambientale più trasparente, sebbene non siano state regolamentate le varie indicazioni. Altroconsumo, per cercare di sensibilizzare quanto più possibile, sta cercando di elaborare una campagna di informazione, rivolta a consumatori e produttori. La sua prima proposta è quella di bandire la dicitura “biodegradabile” dai prodotti non certificati compostabili, per cominciare ad essere realmente sostenibili.
Errori da non compiere, alcuni consigli
Distrazioni e poche informazioni possono portarci a compiere degli errori quando facciamo la raccolta differenziata.
Ad esempio, la raccolta dell’umido va fatta solo in sacchetti biodegradabili e compostabili. Vietato raccogliere gli scarti nelle buste di plastica! Così come accade quando si gettano gli scarti alimentari insieme agli involucri: è il caso della carne e della sua carta, non degradabile.
Attenzione anche ai gusci e alle ossa. Nella maggior parte dei comuni sono smaltiti insieme agli altri scarti da cucina, ma non è sempre così.
Mentre per quanto riguarda le lettiere dei gatti, attenzione a verificare che siano compostabili prima di gettarle nell’umido!
Italia, Paese virtuoso nella raccolta dell’umido
In molte Nazioni, la scelta dell’inceneritore con recupero energetico è la prima scelta per la maggior parte dei materiali di scarto. In Italia è diverso. Il nostro Paese ha scelto di avviare una percentuale di rifiuti negli impianti di compostaggio. Solo la percentuale dell’umido rappresenta quasi il 40& del totale dei rifiuti. La sua conversione comporta numerosi vantaggi: gran parte viene utilizzato in agricoltura, il restante 15% è destinato al giardinaggio. Difatti, non a caso è molto frequente trovarne una certa percentuale nel terriccio in vendita nei supermercati.
In alcune regioni del Sud ci sono zone in cui l’umido non è affatto trattato, ma è possibile affermare che almeno 50 milioni di abitanti su 60 milioni raccolgono in modo sostenibile i rifiuti umidi e il compostabile e agiscono, in questo, in modi sostenibili. Si tratta comunque di un risultato di grande valore rispetto alla maggior parte del resto del mondo.
A cosa serve la raccolta dell’umido?
Negli impianti gli scarti sono trasformati in compost. Si tratta di un terriccio fertilizzante che contrasta l’impoverimento delle terre a causa dell’agricoltura intensiva. Inoltre, questa trasformazione permette di evitare la diffusione di quantità importanti di gas serra. Questa divisione dei rifiuti migliora persino il trattamento degli altri materiali, che risultano più leggeri senza gli scarti da cucina. Infine, il compost permette anche di recuperare energia! Trasformando l’organico si ottiene il biogas, una sostanza che, se lavorata ulteriormente, diventa biometano, un combustibile 100% rinnovabile.
Insomma, utilizzando bene risorse e scarti di materiale compostabile è davvero possibile essere sostenibili!