A Peccioli, nell’entroterra pisano, gli utili generati dall’impianto di smaltimento dei rifiuti vengono reinvestiti in cultura e innovazione a beneficio degli abitanti
Può un’intera comunità rifiorire dai suoi rifiuti? A dimostrarlo è il “modello Peccioli”, esempio di buone pratiche studiato a livello nazionale e internazionale. In questo piccolo Comune in provincia di Pisa da oltre vent’anni la discarica locale genera utili reinvestiti in cultura, innovazione e sostenibilità. Una triade vincente che è valsa a Peccioli la partecipazione alla Biennale di Architettura di Venezia all’interno del Padiglione Italia in quanto esempio di comunità resiliente.
Le origini del progetto
L’idea alla base di questa gestione dei rifiuti è radicata in un comune pisano di circa 5.000 anime. Nel 1997, l’impianto di smaltimento in frazione Legoli presentava diversi problemi di gestione. L’amministrazione comunale propose una soluzione originale: amministrare la discarica in modo partecipato. I cittadini furono infatti chiamati a diventarne azionisti e, in quanto tali, a intervenire nella gestione dell’impianto.
Oggi, Belvedere S.p.A. è una società pubblico-privata: il 64% delle quote è in mano al Comune, le restanti a 900 piccoli azionisti di cui 500 sono abitanti del posto.
La discarica di Peccioli ha dato una spinta allo sviluppo sociale e culturale del posto. Non solo gli utili dell’impianto di smaltimento e trattamento dei rifiuti sono stati investiti in cultura, innovazione tecnologica e sostenibilità, ma sono state realizzate anche opere d’arte a partire dai rifiuti stessi.
L’arte contemporanea nella discarica di Peccioli
Spesso, giustamente, si cerca di nascondere alla vista gli impianti di smaltimento dei rifiuti. La discarica di Peccioli, invece, si mostra in tutta la sua bellezza come un museo a cielo aperto capace di catalizzare le energie creative di vari artisti internazionali. I muri di contenimento dell’impianto sono trasformati in opere d’arte dalle forme geometriche e dai colori di David Tremlett, maestro della neo-avanguardia. Dal terreno emergono quattro gigantesche figure umane in polistirene e poliuretano. L’installazione invia “visivamente” un messaggio caro ai sostenitori dell’economia circolare: dai rifiuti può nascere nuova vita.